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lunedì 27 giugno 2022

Poesia / Haiku: Oltre la siepe.


Non limitarsi a stare al di qua della siepe, andare oltre.
Ciò che esclude il nostro sguardo "da tanta parte / dell'ultimo orizzonte" (Giacomo Leopardi, L'infinito, vv. 2 - 3) deve essere travalicato.
Innalziamoci, dunque.
Ergiamo la testa per cogliere quanto sta al di là.
Senza indeterminata vaghezza.
Meglio sapere.
Potremmo scoprire tesori preziosissimi.

Irene Navarra, Oltre la siepe, Fotografia, 26 Giugno 2022.
- Golf Club Castello di Spessa, Capriva del Friuli, Gorizia -


Oltre la siepe
di bosso inaridito ֎
la vita in fiore.


giovedì 11 marzo 2021

Poesia / Percezioni: Ho camminato dentro il Sole (parabolando con Lui).



Irene Navarra, Tramonto verde, Fotografia, 10 marzo 2021.

Ho camminato dentro il Sole.
Assimilata al Sole.
Fino a sfinirmi.
Con occhi di topazio sopra gli alberi, nei fiumi.
I miei regali? Brandelli sfolgoranti attorno ai rami, faville ogni sospiro d’acqua.
Ho reso i tetti rame intenso e pallide le pietre di calura.
Adesso devo riposare.
Acciambellata come un cane stanco so trastullarmi ancora un poco con scie dorate di capelli astrali.
I miei stessi capelli che sfuggono alla cuffia della notte.
Ritornerò potente alla ribalta dell’Aurora.
Dipingerò di croco le sue vesti porporine.
E salirò la volta rassegnata
accarezzando piano le robinie giù nel canalone
dove io dormo tra le spine.
Una corona che mi adorna.
Solo la sera.
Soavemente accetto le ferite.
Da loro sortiranno i nuovi raggi.
Sarà di velo paglierino e malva l’inizio della Luce.
Poi sorgerà la rutilante Gorgone spietata
che ottunde i sensi per l’ardore
e fiacca ogni slancio genuino.

Ora l’indaco avanza.
Nella maledizione del meriggio,
nel suo protrarsi logorato
s'inerpica una bruma dal profumo d’erba.
Un fiato finalmente verde,
un desiderio di rugiada su grovigli e fiori.
Come una predizione di quiete ormai vicina.

 

mercoledì 7 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Confessione.


Siamo al Settimo Tempo della silloge L'opera incompiuta. Quello del pianto. Nel silenzio. E di nascosto. Con Ásgeir Trausti e la sua Andann dregur che mi risuona discreta nella mente. Ma non mi consola. Anche il sogno non serve. Non c'è luce o Visitazione che possa alleggerire il senso di Vuoto e di Assenza che provo. Così, di me resta un involucro. / Il cuore batte fuori.

 
Irene Navarra, La notte dentro, Fotografia e Grafica, 7 ottobre 2020.

 

Io
piango
in silenzio.
Di nascosto.
Nessuno può vedere le mie lacrime.
Quelle che contano davvero
che fanno solchi fondi sulle guance
e non danno requie.

Sono volata qui
in questa chiesa disadorna
di una landa astrusa
senza sapere come.
Tetto di travi nere
una sedia sbilenca
un altare di legno come sfondo
gelo azzurrino alle finestre.
Ásgeir mi canta Andann dregur
negli angoli riposti della mente.
Con il respiro lascio cerchi
foschi sopra i vetri.
Nella cornice delle labbra
avanza un sogno
ritmato da una pulsazione
che si gonfia e mi travolge.
Mentre si schiantano pareti
e implodono gli arredi
in turbinio selvaggio
di me resta un involucro.
Il cuore batte fuori.

Anche questa volta Ásgeir Trausti mi aiuta con un'altra magnifica ballata: Andann dregur- Il respiro si ferma. Myndir mi aveva invece accompagnata mentre scrivevo C'è una cerniera che si chiude (Qui il post e il video). La sua musica è magico motivo conduttore di molte mie emozioni.


mercoledì 30 settembre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Un'ubriacatura folle (Mentre mi adeguo al cambiamento).


Eccoci alla quarta lirica della mia raccolta L'opera incompiuta (qui la prima, qui la seconda, qui la terza).
Nell'immagine uno scorcio dell'amata campagna in cui ho passato giorni indimenticabili con Pablo golden retriever. Anche Lui adorava quest'angolo di Paradiso che è la benedetta Terra assegnataci per destino.
L'abbiamo percorsa  senza stancarci, appagati dalla sua bellezza frugale. Festanti di gioia pura per tanta grazia raffinata e semplice. Un dono del cielo.
L'abbiamo percorsa uniti dallo stesso desiderio. Spesso scivolando sui suoi pendii e rotolando tra infinite sfumature di verde e umili fiori di radicchi selvatici. Il riposo poi, protetti dai rami di qualche albero florido, era quanto di più esaltante si potesse provare. Ricordo un giorno di pioggia a scroscio, il rifugiarci di corsa sotto le impenetrabili foglie di un gelso secolare, il mio scrivere frettoloso un frammento di pochi versi sul quadernino che mi fa sempre da viatico (un inno al Signore nell'intenzione), lo sguardo estasiato di Pablo accucciato accanto a me.
Momenti straordinari, quelli (qui l'haiku e la foto di riferimento), recuperabili solo frugando nella mente graffiata dalla sua assenza. Momenti che chiudo in una  teca di nuvola dove solo io posso penetrare per incontrarmi con Lui. In un Tempo che sia compiuto e uguale a se stesso.

Irene Navarra, Il grappolo dimenticato, Fotografia e Grafica, 30 settembre 2020.

Un’ubriacatura folle
questo trasmutarmi quasi fisico
in foglia, ramo e umido terriccio
denso di sentori.

Non so davvero quale sia la differenza
tra la mia carne, il sangue che zampilla dallo squarcio
appena inciso nell’incavo del braccio e l’erba,
il fiore della malva ancora viola,
l’uva lasciata tra racemi secchi
in negligenza compiacente.

 

Vedere tutto questo
dietro lo schermo delle palpebre,
sentire sulla pelle che non è più pelle
brividi caldi di presagi come doni.
Niente figure di parole.
La Vera Essenza mi si mostra nel Silenzio.
Togliendo scorza a scorza
sedimenti antichi.
E dolori nuovi
da distacchi inevitabili.
Strazianti.
 

domenica 27 settembre 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Anima-Specchio).


Ecco. Sono bastati un temporale, un cipresso californiano e un piccolo lago formato dalla pioggia riversatasi abbondante da un cielo arrabbiato, per riportarmi alle radici del Vuoto che mi annichilisce. 
L'albero e il suo riflesso.
Irene e la sua anima.
Pablo golden retriever mi ha lasciata un mese fa. La mia anima l'ha seguito. Di me è rimasto un involucro. Una sorta di pupazzo meccanico che si muove e fa tutto ma non partecipa a nulla.
Devo reagire.
La Natura mi può aiutare.

Irene Navarra, Anima-Specchio, Fotografia e Grafica, 25 settembre 2020.


L'anima mia non ha il suo doppio adesso.
Hanno reciso il cordone ombelicale
che la legava a me.

Un tempo la vedevo fluttuare tra le foglie.
Lei mi chiamava,
Io volavo.
Nel luminoso prisma solo nostro
capriolavo colma di letizia.
Non c'era nube che non ci conoscesse
o tana di coniglio che non ci accogliesse.
Ora, perdute le sue ali d'angelo,
è imprigionata in una grotta
e guarda simulacri sfilare sullo sfondo.
Io con Lei.
Mentre la vita vera scorre fuori.
E le mie labbra sono ferme e mute.
Bruciata dal sale dei ricordi buoni
vivo l'arsura del commiato
scorgendola svanire lentamente.
Qualche potente dio crudele
ha cancellato il nostro stare insieme.

Così, per ritrovarla intatta,
come se fosse ancora in me,
mi illudo albero che specchia le sue chiome
dentro una pozza dopo il temporale.
Siamo di nuovo unite per un filo.
La mia sostanza nell'Anima-
Sorella risanata.
La mia leggera Anima Duale.

martedì 8 settembre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Il nocciolo della questione (Con Paul Verlaine).


Riccardo Bortolami, Variazioni, Acquerello e Grafica, 2013.

Primo Tempo.

Che la Vita fosse anche Morte io lo sapevo. L'avevo già provato il sentimento del Distacco, della Perdita, dell'Assenza. Pensavo di essermi vaccinata contro le ferite provocate dalla sparizione di una creatura amata. In fondo le esperienze servono! mi dicevo. Ti abituano, mi ripetevo. Ti piegano sì, ma nel contempo ti rendono incredibilmente forte. Li hai sentiti sulla tua pelle quegli attimi tremendi che separano il tuo respiro dal respiro di chi si sta involando. Ricicli quell'angoscia troppo intensa della prima volta, la smorzi, sminuisci, sopporti quindi, crescendo in consapevolezza, chiarendo alla coscienza ciò che non siamo e non saremo e non vorremmo mai. Te lo  racconti, convinta di riuscirci.
E invece no, no, no.
Il dolore dilaga impetuoso, travolge, scardina cuore e mente. È ormai allenato a invaderti - ha il fiato lungo dei fondisti - e lo fa con scienza imbevendoti di certezza negativa, cellula dopo cellula. Tenti di urlarlo, il tuo dissenso. Poi lo sussurri, lo manipoli, ne fai storie di resilienza feroce e saggia.
Fai, fai, fai.
Ma non serve a nulla. Che cosa rimane, pertanto, di tutto il tuo nuovo soffrire? Rimane attorno a te il maledetto vivere senza. Un insulto, un'imperfezione, una frattura violenta tra l'Essere e il Non-Essere. Un'illusione. Alla fine un tedio sottile che ti logora l'anima.
E finalmente ci arrivi: l'esistere, per la sua stessa materialità in sgretolio continuo, è sempre un'opera incompiuta.
Per compierla te ne saresti dovuto andare anche tu.
Ma sei ancora al mondo a macerarti.

Ecco, ho capito. Sono tuttora qui. La mia opera è di fatto incompiuta. Patisco una pena da mancanza. Da dimezzamento. Chi mi completava ha esaurito il suo tempo.
Aspetterò che si compia il mio.
Stornando qualsiasi ricatto sul tema del dovere etico, della ripresa socialmente esemplare.
Voglio la solitudine. E il silenzio.
Non ho interesse per quanti non sanno del mio vino già bevuto e del mio pane già mangiato.

Questa sostanza da alterare 
io l’ho premuta,
ripremuta
anche spillata
quando scivolava
in subdolo fluire tra le dita.
Ne ho tratto un frutto minimo
che sa di decadenza.
Una molesta opera incompiuta.


Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo?
Tutto è bevuto, tutto è mangiato! Niente più da dire!
Solo, un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme,
solo, uno schiavo un po’ frivolo che vi dimentica,
solo, un tedio d’un non so che attaccato all'anima!

(Ah! tout est bu! Bathylle, as-tu fi ni de rire?
Ah! tout est bu, tout est mangé! Plus rien à dire!
Seul, un poème un peu niais qu’on jette au feu,
seul, un esclave un peu coureur qui vous néglige,
seul, un ennui d’on ne sait quoi qui vous afflige!)

Da: Paul Verlaine, Languore (Langueur), in Allora e Ora (Alors et maintenant), vv. 10 - 14.

sabato 5 settembre 2020

Poesia / Frammento 20 (Amore eterno. A Pablo golden retriever che non c'è più).


Irene Navarra, Pablo Amato Cane, Fotografia, 2015.


In questi tre Frammenti lirici ispirati agli Haiku tradizionali giapponesi è contenuta la storia di Pablo e mia. Lui mi è stato consegnato allungandomi una corda bianca e verde da barca.
Aveva una cima nautica legata attorno al collo.
Io ho teso d'istinto la mano e l'ho accolto come il bene più fragile e prezioso esistente al mondo. Per una settimana l'ho accarezzato solo sfiorandolo. Era terrorizzato e talmente magro che temevo di romperlo, se l'avessi toccato con meno dolcezza.
Poi, piano piano, il legame con il vissuto precedente ha incominciato ad allentarsi, disperdendosi in sfilacci logori. Finché non è rimasto nulla che lo riportasse all'angoscia con devastanti attacchi di panico. Finché si è accesa anche in Lui la luce brillante e calda che già splendeva in me.
Nove anni e mezzo è durata la nostra avventura fatta di giorni limpidi dal sapore di mare, vento, terra rigogliosa della nostra Regione benedetta, bosco, fiori, fichi raccolti dagli alberi. Immersi in serene meditazioni con gli occhi rivolti all'orizzonte e al cielo, non ci accorgevamo di nulla che non fosse Grazia pura, colmi com'eravamo di letizia.

Adesso il nostro tempo terreno è finito.
Si è interrotto alle ore sette e venti del venticinque agosto appena passato.
Pablo è entrato nel riposo vero, respirando lieve dopo molto dolore, mentre stringevo tra le dita il mio tempo spirituale inanellato al suo. Quello che non conosce né passato né futuro. Quello che stava lì, nel mio cuore mentre il suo cessava di battere. Quell'hic et nunc nutrito d'Assoluto in cui tutto si ferma e si fa presente etereo ma eterno.

Ecco, queste piccole liriche mi hanno raggiunta quasi per caso, in un momento del pomeriggio di ieri. Me ne stavo al sole con Lui che ritornava a me in corsa gioiosa. Così mi sono raccontata le tappe del meraviglioso viaggio intrapreso uniti. Dal principio. E sono stata meglio.

Tendo la mano:
un cane per destino
se ne fa culla.

E inizia il gioco
del naso contro naso
zampa sul cuore.

Andare insieme.
La vita è come seta
quando si ama. 

domenica 30 agosto 2020

Poesia e Musica / La guerra gentile - Onda 5: Rinascita (Ascoltando le "Leggende" di Antonín Leopold Dvořák).

 
Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male
come Nota a Margine delle Leggende op. 59 di Antonín Leopold Dvořák.

Siamo alla quinta tappa del percorso ispirato alle magnifiche musiche del compositore ceco.
Per le motivazioni di questa mia scelta poetica clicca qui e leggi.

Personaggi: Armonia, Mostro.


Irene Navarra, Rinascita, Disegno grafico, 2020.


Onda 5: Rinascita
(Da leggersi ascoltando il Decimo movimento - Andante - delle Leggende di Dvořák).

Uno rapido sussulto nella mente.
Bagliori in velature lievi.
Sento che Lui mi accetta
e si conforma.
Comunica visioni astrali.
Quelle d’Inizio.
Immagini si snodano:
la nascita in cristalli cosmici,
i voli iridescenti,
la caduta.
E poi
anelli che si legano
ad anelli sempre più radiosi.

Siamo due fiamme vive
in libero fluire.
Fremiti puri e consenzienti.
dello stesso cuore.

Qui di seguito il Decimo movimento delle Leggende del compositore ceco nell'esecuzione di Cristian Măcelaru (DR Sinfonieorchester). Ha ispirato la mia Onda 5 per il senso di pacatezza che infonde.




sabato 29 agosto 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Ci sei. Ma non fai rumore).


Irene Navarra, La mia Camelot, FotoInstagram.
Gorizia, 19 aprile 2015.

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Ci sei ma non fai rumore

Non ci sono parole adatte a descrivere la divina armonia dei momenti fissati nelle immagini a corredo del post. In quegli anni tutto era perfetto. I luoghi brillavano di storie positive. Erano incise nei sassolini dei sentieri, negli alberi centenari, nei fiori.
Allora vivevo in sintonia con l'universo e spesso, rapita da una letizia profonda, abbracciavo un tronco rugoso di quercia oppure passavo la mano aperta in carezze leggere tra le bordure colorate delle aiuole. Per il chiaro percepire di una dimensione altra, mi abbandonavo sensitivamente alla ricerca della felicità. Che mi si dischiudeva sempre. Pablo ne era umile e inconscio tramite. Trascinandomi infatti in avventure  minime e straordinarie, tutto eccitato di spontanea curiosità, favoriva il nascere di intuizioni prodigiose. Fino alla rivelazione del sacro aspetto intimo di ogni elemento naturale. La fantastica Camelot del Parco del Monastero delle Orsoline con la sua tavola rotonda e i suoi sedili di arenaria diventava così lo scenario magnifico di un'esplosione di gioia intensa che finiva in danza e corse al ritmo allegro di zampe e piedi battuti freneticamente sul terreno.

Quel tempo è stato inghiottito dal dolore del Distacco.
Tu, Pablo - compagno di molte avventure, mia amabile creatura - ci sei ancora. Ho nei palmi delle mani il tuo odore delicato, negli occhi l'eleganza dell'incedere. Sei radicato nei miei pensieri. Ogni lacrima è un riflesso dell'immenso splendore della nostra vita insieme.
Ci sei. Sereno e, finalmente, libero.
Ci sei. Ma non fai rumore.
Posso ricrearti in visioni precise. Vederti mentre rotoli da un pendio, insidi un gatto, fissi l'orizzonte e il cielo nell'attesa di un volo d'uccello. Posso rimodellarti, insomma, nella grazia del tuo essere con la forza dell'immaginazione. Mi riesce facilmente. 
Ma non posso modulare la tua voce, il fruscio dell'erba al tuo passaggio, il suono secco delle unghie sul pavimento di casa.
Ci sei. Ma non fai rumore.
E ciò mi strazia.
Così, per quanto io mi affanni a cercare il lato lucente della medaglia, non riesco proprio a trovare la bellezza collaterale dei miei giorni senza te.

Irene Navarra, Tutto il mio mondo, FotoInstagram,
Gorizia, 17 gennaio 2016.


martedì 23 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (4).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Illusione.
Irene Navarra, Murena, Disegno grafico, 2017.

4

Languidamente abbandonata
tra tane di murene variegate
ho palpebre-bottiglia
su messaggi prigionieri.

(Il vetro suggerisce vasta libertà.)

lunedì 5 giugno 2017

Poesia / Frammento 12: È morto un Dio (con Jim Morrison).


Questo magnifico ciliegio, che aveva volto e corpo e buona voce, non c'è più. Mani impietosamente sacrileghe lo hanno tagliato per creare uno squallido sterrato in cui posteggiare automobili.
La lamiera invade il verde, svilendo i suoi tesori.
Lui, il mio Albero-custode, mi collegava a un'anima universale dalle mille sfumature e dai prodigiosi suoni. Così adesso:

Dal tronco cavo
si sfilano brusii.
Come preghiere.

Irene Navarra, L'Albero-custode, Fotografia e Grafica, 2012.

Preghiere che perforano il mio Vuoto.
Vorrei piangere.
E non vedo il giorno avvenire come una pagina bianca tutta da scrivere.
Sono una folle che proclama la morte di un Dio senza gaie letizie profetiche di destini, non più liberi ormai perché privi di creature spirituali.
Friedrich Nietzsche non mi affascina più.
Così recupero (dalla memoria e da un vecchio quadernino di appunti) il Jim Morrison di Completamente immacolati. Con sconsolata ironia, sussurro sommessa le sue parole:

[...]
Lascia che ti parli delle angosce e della perdita di Dio
Delirando, delirando nella notte senza speranza
Qui fuori nel perimetro non ci sono stelle

Qui fuori siamo completamente
Immacolati

giovedì 1 giugno 2017

Poesia / Vetro (12). Con Giacomo Leopardi.


Siamo agli ultimi versi della silloge Vetro del mio Dettagli (Edizioni della Laguna). La maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto è ormai insopportabile. Non esistono vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi. I Rimedi sono solo escamotage effimeri.
L'universo parallelo costruito di metamorfosi progressive va perdendo ogni Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7). Ogni possibile sopravvivenza in stati alieni cade miseramente.

Irene Navarra, De profundis, Disegno grafico, 2017.

Ho creduto di vedere Santuari svettanti dall'Oceano.
Sì, l'ho creduto.

Irene Navarra, Dal fondo dell'Oceano / Santuari, Disegno grafico, 2017.

12

Un passo di esercito incalzante
invade qualche volta
la pace solenne dell'Oceano.

(Luci abbaglianti infinitesime immediate.
Luci infinite come spilli perforanti
al punto da lasciare il Vuoto
nel cristallino della Fluidità.
S'infrangono di colpo
tutti i veli.
Si staccano gli specchi
dalle vette a picco.
Specchi spezzati nel grigio-blu
del vasto corpo irrigidito.
Il mare è squalo livido. 
Per settemila anni d'incantesimo.)


Allora, quando l'illusione manca e il Vero accampa i suoi vessilli, non mi resta altro che salmodiare sottovoce la sofferta resa di Giacomo Leopardi alla logica della mente. In A se stesso il conflitto cuore-ragione ha un epilogo fatale: chi sa guardare con trasparenza attorno a se intuisce spento persino il desiderio dei "cari inganni". Il male è nell'ordine della Natura. E non vi può essere alcun riparo ultra terram nell'amore per Dio.
Con lucido disincanto so oramai che le uniche certezze al nostro vivere fragile sono la morte e l'infinita vanità del tutto.

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
in noi di cari inganni,

non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanità del tutto.



Giacomo Leopardi, A se stesso, in  Canti - Donati / XXVIII, 1917. Fonte: Wikipedia.

Poesia / Vetro (6). Con Kenneth White.


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino, propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente.
La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7) che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.
I tratti del disegno seguono chimere di suoni. Sono i segni una persuasione illusoria.
Farsi diapason degli abissi è accettarne il silenzio solenne che anticipa la morte vibrando di accordi muti.

Vibrare di accordi subconsci.
Irene Navarra, Campane e sistri, Disegno grafico, 2017.

6

Se c'è un rintocco di campane
che si propaga in sistri
negli atomi disciolti del mio corpo
divento diapason arcano
e cantilena di corallo nero
amata dalla piovra degli abissi.

(Allora la mia teca di cristallo
allarga cerchi giganteschi
nel silenzio immobile.)

La Sezione XVII della raccolta lirica Lungo la costa di Kenneth White (Amos Edizioni, 2005) mi riporta alla vita. Dai cerchi di cristallo della mia teca il pulsare del pensiero nella sua grazia luminosa.

it will come again
                           the living thought
              certain as those wings
                                    that catch the light
    and exact in its loveliness
                      certain as those wings
                                 and
          exact in its loveliness
                                      the living thought
it will come again.

verrà di nuovo / il pensiero vivente / certo come quelle ali /  che catturano la luce / ed esatto nella sua bellezza / certo come quelle ali / ed / esatto nella sua bellezza / il pensiero vivente / verrà di nuovo.

Traduzione di Irene Navarra.

Poesia / Dettagli - Vetro (5).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino, propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7) che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.
La gamma coloristica del disegno suggerisce il progredire degli stati cognitivi. Nel contempo, però, anche il fatidico destino di chi, pur illuminato, non interagisce per un naturale conformismo. Abbandonarsi, infatti, alla pura energia primordiale, sottesa panicamente a ogni essenza, significa rinunciare al libero arbitrio.
Da qui il paradosso del sapere di più e potere di meno.

Il destino degli esseri di vetro.
Irene Navarra, Occhio di mare, Disegno grafico. 2017.

5

Vedere con la vista liquida
nella penombra submarina fa
in fondo penetrare nelle cose.
Anzi è tutt'uno con le cose.

(Consolazione inconsistente per chi
non ha che vetro attorno a sé.)

domenica 16 aprile 2017

Poesia / Credere o non credere (nella Resurrezione).


Questo è il mio augurio di Buona Pasqua.


Atto di Fede.
Irene Navarra, Dal nucleo di Cristo, Disegno grafico, 2013.
Dal nucleo di Cristo

Dal nucleo di Cristo ai poli
opposti della croce con la santità
sfuggente in schegge dai suoi bordi.

È cipria impalpabile l’eco della luce.
Copre di calce ogni sepolcro.
Disinfetta anime pulsanti
dentro sudari candidi.

Così si svela la metafora:
il cielo è veste estrema
di un morto molto illustre
che camminò a passo fermo
sul lago di Tiberiade.

Dal mio Dentro, pag. 60, Luglio Editore, 2013.


Eccoci nel cuore di Dentro, la seconda (e omonima) silloge del libro. Ho le mani come scavini, pronte a sondare ciò che mi macera. La mente accorda e disunisce mentre percorro le soglie di astrazione delle mie mistiche quotidiane. La vista si volge alla pura attesa di un portento.
Che avviene.
Là so allargare lembi di Cielo e rivoltarli e guardarne i segni. Tra credulità eccitata e fulminea disillusione. Perché è la figura di Cristo a diventare, a questo punto, una mappa di domande e risposte. Contrappuntate dalle contraddizioni intrinseche al nostro essere creature pensanti sì, ma anche reliquie di qualcosa che è avvenuto troppo tempo fa e ci ha trasformati inducendoci all’Amore. Per affidarci, poi, a solitudini desolate. Trafitti sempre dal dubbio. Fonte di ogni conoscenza, si dice. Che non può, tuttavia, raccontarci nulla della sostanza sacra. La cui Verità è oltre qualsiasi comprendere. Sta – lo sento - nella scintilla che ci accende l’anima soffocando la ragione. A capirla non contano miti né nudità innocenti mirabili di immediato splendore.
Togliere veli è il mio destino.


domenica 12 marzo 2017

Poesia / Tributo a William Ernst Henley per la sua lirica "Invictus".


Tela di sacco e strati di colore evanescente.
Né troppo chiaro, né troppo cupo.
E le parole a completare il gioco.
D'oro. Parole e gioco.
Come la decisione di librarsi in volo.
E farlo, poi.
Lasciando l'anima vagare fuori dal carcere del corpo.
Anima pura, incandescente, invitta.

Irene Navarra, I colori della libertà, Disegno grafico, 2017.

IV
In Memoria di
R. T. Hamilton Bruce
(1846 - 1899)

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un abisso esteso tra i due poli,
Ringrazio qualsiasi dio esista
Per la mia anima indomabile .

Nella feroce morsa delle circostanze
Non mi sono scansato né ho gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e di lacrime
Incombe solo l'Orrore dell'ombra,
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino,
Sono il capitano della mia anima.

William Ernst Henley, Il Libro dei Versi - Echi di Vita e di Morte, 1888.

IV
I. M.
R. T. Hamilton Bruce
(1846 - 1899)

Out of the night that covers me, 
Black as the pit from pole to pole, 
I thank whatever gods may be 
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance 
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance 
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate,
I am the captain of my soul.

William Ernst Henley, Book of Verses - Echoes of Life and Death, 1888.
(Fonte: Poetry Foundation)


venerdì 18 novembre 2016

Poesia / Irene Navarra - Dentro (L'anima avvolta).


Meditazione 1.
Irene Navarra, L'anima avvolta (Slide 1 per video), Disegno grafico, 2016.

Meditazione 2.
Irene Navarra, L'anima avvolta (Slide 2 per video), Disegno grafico, 2016.

 La lirica è tratta da "Dentro" (Luglio Editore), Premio Mesagne 2013.
Dopo le due piccole strofe che la compongono, una mia considerazione sul nostro vivere
avendo come compagna ineluttabile la morte.

Meditazione 3.
Irene Navarra, L'anima avvolta (Slide 3 per video), Disegno grafico, 2016.

E ora il video.


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martedì 1 novembre 2016

Poesia / Frammento 4: (Non c'è rimedio).


Irene Navarra, Puntelli, Disegno grafico, 2011.










Puntelli vani
a braccia inaridite -
Susino muore.











Vuoi conoscere delle lezioni poetiche di Autocontrollo?


Autocontrollo / Addio
(Sesta lezione: sul reale e il suo doppio)


Non si finisce mai di essere apprendisti.
Anche davanti a un albero si impara.
Gli occhi allargati nel folto della chioma,
ascolto ciò che l'albero mi dice
abbandonando un po' di più le fronde al vento.

Oggi ho legato attorno al tronco del susino
un nastro variegato che porta primavera.
Credo che l'albero mi guardi.
Giro le spalle,
gli offro il mio commiato.
Le mani come tramatura fitta di una foglia.

(Da Derive, GA, 2009) 

domenica 12 giugno 2016

Poesia / Percezioni (Maglie di vetro).


Maglie di vetro a relegare fiori.
Corolle solo alluse.
Le dita indugiano stranite
sulla parete che si accenna.
Lo sguardo dilaga
dal suo buio alla luce.

Il cielo insinua bianca
la ragione della sosta
al passo dentro l’Oltre.

©Irene Navarra, Percezioni, Maglie di vetro, 2012.

Irene Navarra, Percezioni / Maglie di vetro, Disegno grafico, 2012.