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domenica 29 gennaio 2023

Poesia / Linearia (Mi resta).


Ora
le mie parole
non toccano né vertici né abissi.
Sono.
Solo una linea.
Una linea frastagliata.
Di trasalimenti inquieti.

Irene Navarra, Verso la meta?, Disegno grafico, 2017.

Qui per conoscere l'ultima mia pubblicazione.

mercoledì 21 settembre 2022

Poesia / Cronaca: Impotenza.

La poesia è ritornata dopo l'inferno dell'estate.
È ritornata. Pura e dolorosa.
Così sia.

Irene Navarra, La fiamma viva, Grafica, 2022.

Non posso farmi di assoluto
(sarebbe la mia droga preferita).
Il contingente estingue l’anima.
Per sempre.
E l’orizzonte è la garrota estesa
attorno al mondo conosciuto.
A me che perdo pezzi di memoria
per diventare tempo dilatato.
Sì. Tempo dilatato.
Questo il programma.
L’unica fiamma viva
mentre la realtà si fa di vischio
e il mio pensiero sta.
Caligine ferita
dove la nebbia incombe.

21 Settembre 2022


sabato 19 febbraio 2022

Poesia / Percezioni (Laguna terra e mare).


Dietro le erbe giallo/rosa
il mare che non ha memoria
e scrolla brandelli di naufragi
lungo la linea del suo seme -

Farsi di vita fluida staccandosi
granelli dalla gola -
E respirare -

Respirare -

Da: Percezioni, Laguna terra e mare, 2012.

Irene Navarra, Grado v.a.7, Disegno grafico, 2012.

Per saperne di più, clicca Qui.
Vi troverai altre mie Percezioni.

giovedì 2 aprile 2020

Poesia / Frammento 18 (Dentro la Notte).


Dentro il cobalto della Notte
sprazzi appena meno cupi
mi dicono:
La Luna narra una sua storia.

Così mi lascio andare.
E volo verso l’alto.

Il corpo fatto etereo,
esulto.
Mentre allontano il qui
di questa Terra
che recide le radici.

Irene Navarra, Dentro la Notte, Disegno grafico, 2017.

lunedì 30 marzo 2020

Poesia / Dentro - Impronte digitali folli.


Impronte digitali folli
inerpicate sulla privazione
dalle creste indocili, taglienti.
Morse ribelli sopra spine gravide.
Di assenzio attinto alla mia
stessa fronte. Fonte.

(Da: Irene Navarra, Dentro, Luglio Editore, 2013)

Irene Navarra. Nuovi Indizi / La chinaCercando il cielo, Disegno grafico, 2017.

Risali la china del dolore aiutandoti con le mani. Logorandoti le mani per raggiungere la cima da dove speri di contemplare distaccato le cose della Terra.
Risali lento.
Lungo il pendio di pietre aguzze, zolle aride, profili scoscesi.
Arranchi a occhi bassi.
Attento alle ferite naturali su cui calchi impronte stanche.
E non ti accorgi che nel cielo vibrano le ali d'Angelo di chi ti ha lasciato in questo nostro esiguo sempre.
Poi, seguendo un richiamo sottile, alzi la testa. Così, la luce incide d'arabeschi azzurri il tuo pensiero.
Mentre il respiro si fa lieve.
Oh, sì. Finalmente lieve.

venerdì 30 giugno 2017

Poesia / Frammento 14 (Dentro un respiro).


In un respiro
risolta dentro il cielo.

Quasi io fossi nube
alta sul mondo.

Irene Navarra, Dentro un respiro, Disegno grafico, 2016

mercoledì 8 marzo 2017

domenica 12 febbraio 2017

Poesia / Derive - Preludio - La critica di Silvia Valenti.




Irene Navarra, Di me / Dell'Ombra, Grafica, 2010.
Se non cerchiamo negli anfratti della nostra mente
l'Ombra che ci contiene,
corriamo il rischio di morire
ignari del suo tempo.
Nascere. Emergere da nebule indistinte.
Discernere in base a una marcatura
di segni rossi, primordiali, che tracciano il discrimine
tra un luogo di grafite grigia
(compatta ma friabile)
e un punto luminoso
(immateriale, inattaccabile).
Tempo dell'Ombra.
Da vivere in contrasto col baluginio d'Inizio
rimasto sulle cose.
Ombra.
Un utero materno da esplorare.

(Sotto la falda del mantello pesante come piombo
non entra Luce alcuna
che sia di questo mondo.)
.
Da: Irene Navarra, Derive / L'ora d'Ombra, GA, 2009.


Irene Navarra, Di me / Dell'Ombra, Collage grafico, 2010.
Dalla Prefazione di Silvia Valenti al mio Derive.
Seconda parte (pag. 13).


“L’ora d’Ombra”, con il suo calibro apparentemente casuale dei correlativi oggettivi, prepara il lettore a inoltrarsi in ben più spinose questioni. La poesia della Navarra infatti - dice Giuliano Soria - “testimonia, in una cifra stilistica complessa, ricca, la ricerca di vie quasi private alla significazione, attraverso l’oscurità”. E non vi si vuole indulgere, ma semplicemente entrarvi, curandola come una creatura, ascoltandola nel profondo per riconoscerla necessaria al tutto, sebbene contraltare della luce e fonte di illusioni.
La conoscenza è liberazione.
La conoscenza è però portatrice di inevitabile solipsismo da isolamento agnitivo.
Ci rende diversi.
Non esistono compagni di viaggio. Eccetto i propri demoni e il tempo che scorre come sangue nelle vene.
Nella poetica dell’autrice tale assunto si lega indissolubilmente al suo codice genetico lirico, e non solo. Nasce anche da un’innata sensibilità, da una vasta cultura e, senza dubbio, da incredibili doti di intuizionismo panico. “Una dentellatura fuori calibro / da usura continuata / farà precipitare il tempo / nel rovescio.” [da “Una dentellatura fuori calibro”], profetizza ben conscia di un’incontrovertibile verità: il tempo è legato all’uomo, lo determina e ne scandisce l’esistenza. Una visione, questa, che è sottolineata da frequenti richiami, subliminali ma chiari, a spiriti fratelli, filosofi o scrittori che siano. “La temporalità è l'essenza stessa della vita umana”, scriveva Martin Heidegger; e ancora: “L’essenza dell’essere è l’esistenza”. Niente di più vero per la poetessa che intende il vivere come un labirinto in cui fluisce il principio formale del tempo. Tanto da poter uniformarsi all’assioma del prediletto Jorge Luis Borges: “Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco” [da “Altre Inquisizioni”]. Forse quindi una condizione soggettiva indispensabile, metaforizzata in un “Andirivieni di persone ritornanti al punto” mentre “Come un tappeto si srotola / l’Accesso. / Come un tappeto si arrotola di nuovo. / E poi di nuovo. / E poi di nuovo ancora. / Protervo ancora e ancora.”. Fino alla conclusione fulminante: “Se schiacci l’occhio sul caleidoscopio del tappeto / trovi l’Inverso e il Verso. / Indistinguibili e tenaci. / Verso In Verso.” [da “L’Inverso e il Verso”]. Conclusione che introduce il medesimo costrutto concettuale del giardino delle “Finzioni” borgesiane in cui ogni sentiero si dirama in un altro, e poi in un altro, biforcandosi all’infinito, senza alcuna possibilità di venirne a capo e, soprattutto, di tornare all’origine del primo evento.

E ora il video.




martedì 7 febbraio 2017

Poesia / Percezioni (Ipotesi. In "Élévation" con Charles Baudelaire).

Capelli come seta di una ragna
o scialle rugiadoso per Andromeda,
lontane nebulose gli occhi,
la vastità incommensurabile
nel cerchio delle sopracciglia,
pastoso il cadmio della bocca.

Se avessi l'iride di gelo attingerei la Luna.
Le mani a coppa dentro la sua luce
l'attingerei pregando un giglio.
E poi sorriderei.
Serafica e protetta
dall'organza della Luna.

Da Percezioni, 2012.

Visione astrale.
Irene Navarra, Attingere la luna, Disegno grafico, 2012.

Come un buon nuotatore (comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde) voglio solcare l'infinito mare dell'essere.
Per raggiungere la Luna.
E in lei riposare, cullata dalla sua diafane luce.

Élévation

Au-dessus des étangs, au-dessus des vallées,
Des montagnes, des bois, des nuages, des mers,
Par-delà le soleil, par-delà les éthers,
Par-delà les confins des sphères étoilées,

Mon esprit, tu te meus avec agilité,
Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde,
Tu sillonnes gaîment l’immensité profonde
Avec une indicible et mâle volupté.

Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides;
Va te purifier dans l’air supérieur,
Et bois, comme une pure et divine liqueur,
Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

Derrière les ennuis et les sombres chagrins
Qui chargent de leur poids l’existence brumeuse,
Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse
S’élancer vers les champs lumineux et sereins;

Celui dont les pensers, comme des alouettes,
Vers les cieux le matin prennent un libre essor,
─ Qui plane sur la vie, et comprend sans effort
Le langage des fleurs et des choses muettes!

Da: Charles Baudelaire, Les Fleurs du mal (1857), Poulet-Malassis et de Broise, 1857 (pp. 17-18).
Fonte: Wikisource.

mercoledì 1 febbraio 2017

Poesia / Frammento 7 (Nitido niente 1 e 2).


Rileggendo La Terra desolata (The Waste Land) di Thomas Stearns Eliot.

Era Aprile (il mese più crudele secondo il poeta),
il mio giardino vibrava viola di lillà,
io vivevo emozioni contrastanti
in bilico tra Letteratura e Sentimento.

La lezione di Eliot.
Irene Navarra. Nel giardino dei lillà, Disegno grafico, 2017.
1
"April is the cruellest month"*
Se scavi puoi ucciderti.

2
Nel giardino antico dei lillà
si fanno di velluto i gesti.

E scivola il pensiero.
dentro un nitido niente.

*Da The Burial of the Dead in The Waste Land di Thomas Stearns Eliot.
(Fonte: Bartleby.com).

domenica 29 gennaio 2017

Poesia / Dentro, Impronte digitali folli.


Anche questa lirica, come la precedente, fa parte della silloge Cronaca di un'Assenza, la terza di Dentro, e ricorda una creatura molto amata che non c'è più. Si chiamava Emma.

Pensando a un Angelo.
Irene Navarra, La china, Disegno grafico, 2017.





Impronte digitali folli
inerpicate sulla privazione
dalle creste indocili, taglienti.
Morse ribelli sopra spine gravide.
Di assenzio attinto alla mia
stessa fronte. Fonte.


Risali la china del dolore aiutandoti con le mani. Logorandoti le mani per raggiungere la cima da dove speri di contemplare distaccato le cose della Terra.
Risali lento.
Lungo il pendio di pietre aguzze, zolle aride, profili scoscesi.
Arranchi a occhi bassi.
Attento alle ferite naturali su cui calchi impronte stanche.
E non ti accorgi che nel cielo vibrano le ali d'Angelo di chi ti ha lasciato in questo nostro esiguo sempre.
Poi, seguendo un richiamo sottile, alzi la testa. Così, la luce incide d'arabeschi azzurri il tuo pensiero.
Mentre il respiro si fa lieve.
Oh, sì. Finalmente lieve.





Leggi un'altra lirica dedicata alla splendida creatura con cui ho vissuto gli anni felici della mia vita: Odore umido di tigli.

Poesia / Dentro - È nel crepuscolo.


La silloge di cui la lirica fa parte (Cronaca di un'Assenza) è dedicata a una creatura amatissima che non c'è più.

Irene Navarra, È nel crepuscolo, Disegno grafico, 2017.

È nel crepuscolo di indaco incredibile
che vedo sostanziarsi i miei pensieri.
Si formano, si sfilano di sghembo,
ricostruiscono alle spalle.
La mia corte di gelo.
Piccola compagnia di sogni
che turbina in miracolo.
Mi faccio di cometa.
E là si allunga lei.
Abbaglio breve
di trepida mania.

Da Cronaca di un'Assenza in Dentro, Luglio Editore, 2013.

Il libro ha vinto il Premio"Città di Mesagne" 2013 (Primo classificato, Poesia Edita)
e il Premio Leandro Polverini 2015 (Secondo classificato, Poesia sperimentale).
Ha avuto due ristampe. Tutte le copie sono state vendute.

Ora il video d'animazione con il testo recitato.




lunedì 23 gennaio 2017

Poesia / Senza parole - Nebbia.


La nebbia non offusca
i segni del ricordo.
Stempera volti,
rende dolci i suoni.
Li fa sussurri soffici
di labbra inconsistenti.

Così,
se tu la inali
e chiudi gli occhi,
vedi la giovinezza di ogni cosa.
Tacendo e consentendo
al Tempo immobile
di quanto non è più.

Nella nebbia, Ritrovarsi.
Irene Navarra, Senza parole / Nebbia, Disegno grafico, 2011.

Et mon âme et mon cœur en délires
Ne sont plus qu’une espèce d’œil double
Où tremblote à travers un jour trouble
L’ariette, hélas ! de toutes lyres!

E la mia anima e il mio cuore in delirio
non sono che una specie d'occhio duplice
in cui sussulta attraverso una luce impura
l'arietta, ahimè, di tutte le lire!

Paul Verlaine, Romances sans paroles / Ariettes oubliées / Je devine, à travers un murmure,
vv. 5 - 8, Vanier, 1902 (Opere Complete, Volume I, p. 154. Fonte: Wikisource).

Visita il mio sito.

sabato 21 gennaio 2017

Poesia / Senza parole - Come il silenzio della margherita.


Come il silenzio della margherita
caduta sul suo stelo
col fieno impallidito 
che patì la falce?

Irene Navarra, Senza parole / Come il silenzio della margherita, Disegno grafico, 2017.

Cette âme qui se lamente
En cette plainte dormante,
C’est la nôtre, n’est-ce pas?
La mienne, dis, et la tienne,
Dont s’exhale l’humble antienne
Par ce tiède soir, tout bas?

Paul Verlaine, Romances sans paroles / Ariettes oubliées / C’est l’extase langoureuse, 13 - 18,
Vanier, Paris, 1902, page 153 (Fonte: Wikisource).

Quest’anima che si lamenta
in questo inerte pianto,
è la nostra, non è vero?
La mia, dici, e la tua
da cui s’effonde l'umile antifona
in questa mite sera, a bassa voce?

Paul Verlaine, Romanze senza parole / Ariette dimenticate / È L’estasi languida, 13 - 18,
Vanier, Parigi, 1902, pag. 153 (Fonte: Wikisource).

domenica 1 gennaio 2017

Poesia e Arte / Inferno e Oltre.

          
Non è tempo di auguri.
Nel mondo vedo solo orrore.
Dante mi soccorre, come al solito, con le sue descrizioni visionarie,
Coppo di Marcovaldo ed Herri met de Bles mi offrono l'unico scenario possibile.
I recenti fatti di Berlino ne sono la proiezione concreta.

Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d'ira,
voci alte e fioche e suon di man con elle

Affascinata da questa lettura,
pensavo: L’Inferno siamo noi
dannati in carne e ossa
al vomito violento
della vita.

Nell’Al di là,
scontato ogni terrore,
saremo necessariamente
più in Grazia di cosi.

(La citazione della prima strofa è tratta da:
Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto III, vv. 25 - 27).

Coppo di Marcovaldo (Firenze, 1225 circa -  1276 circa), L'Inferno.
Mosaico, 1260 - 1270.
 Battistero di San Giovanni - Firenze.

Herri met de Bles (Civetta: Bouvignes, 1510 circa - Ferrara, 1560 circa), Inferno.
 Olio su tavola.
Palazzo Ducale - Venezia.

Irene Navarra, Inferno e Oltre, Disegno grafico e Collage.
1 gennaio 2017.
Berlino - Gorizia.

E ora la soluzione.


venerdì 16 dicembre 2016

Non-Haiku / Vivendo.


⻘  Vengono / Vanno
Momenti Chiari / Scuri
Vaghi per Fato ⻘

Vivendo.
Irene Navarra, Vortici, Disegno grafico, 2016.

Vuoi sapere come la penso sul genere Haiku? Clicca Qui.

lunedì 28 novembre 2016

Poesia / Frammento 6 (Il Mare Dentro con Noterelle un po' critiche 8, e anche liriche).


Appare
azzurro
sopra una lastra tersa
il Mare Dentro.

In prima battuta l'avevo considerata un haiku,
questa piccola lirica nata in un pomeriggio d'estate.
Adesso la dichiaro non-haiku.
Per diversi motivi, oltre a quello fondamentale che odio l'imitazione impossibile.
Non esibisce l'abusato trattino (supponente traduzione della cesura orientale)
perché non contempla alcun rovesciamento.
Non desidero imposizioni di kireji (parola che taglia)
nel mio modo tutto occidentale di pensare, sentire, scrivere.
Qua il fluire poetico si articola in quattro versicoli.
Quattro respiri
C'è il punto finale.
Amo il punto fermo.
È un discrimine forte tra l'Illuminazione e il Vuoto susseguente.
Nel senso vibra in sordina Il mare scritto della Duras
"sempre sorvegliato, verificato. Casomai non volesse più vivere".
Io, il mare, l'ho fermato come riflesso in una lastra tersa
e poi me lo sono inciso dentro.
Ché viva in me.
Di me.
Tingendomi d'azzurro
mentre "s'affolta / il tedio dell'inverno sulle case," e  "la luce si fa avara - amara l'anima"*.

(*Eugenio Montale, Ossi di seppia, I limoni, vv. 40 - 42).

Esorcismi di salvezza.
Irene Navarra, Il Mare Dentro, Disegno grafico, 2016.

E ora il video.



venerdì 25 novembre 2016

Poesia e Arte / Paesaggi metaforici (Il tempo della Pietra).


Il tempo della Pietra
si apre quando non sospetti
e passi fiducioso da un Va' a un Vieni
un po' appannato di Distanza.

Credi di aver stornato tutti i mali
con la saggezza della tua esperienza
molteplice varia spesso dolorosa.
Dai per scontato che la vita
è turbine di foglie già appassite
con qualche lucciola privata delle ali
ma pronta a regalare
una parvenza sconvolgente di speranza.

Credi. E non vuoi sentire
lo sfrigolio del Fuoco (che ti accendeva
e che ti accende sempre più di rado)
sul bordo sempre più tagliente
della tua anima di selce.


Da Dettagli, Edizioni della Laguna, 2005.

Irene Navarra, Il tempo della Pietra, Disegno grafico, 2016.

E ora le parole di Anna Achmàtova. Nel poemetto Requiem (1935 - 1940) racconta il suo dolore e la rabbia per la prigionia del figlio Lev, dando così voce alle molte madri che, in livido silenzio, davanti al carcere di Leningrado continuavano ad aspettare qualche notizia sulla sorte dei loro cari.


In luogo di prefazione

Negli anni terribili della ežóvščina [terrore staliniano] ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado Una volta qualcuno mi “riconobbe”. Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando): 
- Ma questo lei può descriverlo?
E io dissi:
- Posso.
Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.

Leningrado, primo aprile 1957.

[...]

III.

No, non sono io, è qualcun altro che soffre.
Io non potrei essere così, ma ciò che è accaduto
neri drappi lo coprano,
e portino via le lanterne...
   Notte.

[...]

VII.

La sentenza

E sul mio petto ancora vivo
piombò la parola di pietra.
Non fa nulla, vi ero pronta,
in qualche modo ne verrò a capo.

Oggi ho da fare molte cose:
occorre sino in fondo uccidere la memoria,
occorre che l’anima impietrisca,
occorre imparare di nuovo a vivere.

Se no... Oltre la finestra
l’ardente fremito dell’estate, come una festa.
Da tempo lo presentivo:
un giorno radioso e la casa deserta.

Estate 1939. Casa della Fontanka.


giovedì 24 novembre 2016

Poesia / Dettagli (Come la Pietra dell'Achmàtova).


Esistere al di qua della vita.
Irene Navarra, L'anima imprigionata, Disegno grafico, 2016.

L'alternativa a ogni adattamento
è farsi consenzienti Pietra.

La Pietra dell'Achmatova
che uccise la memoria
rese granito l'anima
prese la fiamma dell'estate
come non fosse sua.

Da Dettagli, Edizioni della Laguna, 2005.




Se vuoi saperne di più su Dettagli, segui il link.