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domenica 29 gennaio 2017

Poesia / Dentro - È nel crepuscolo.


La silloge di cui la lirica fa parte (Cronaca di un'Assenza) è dedicata a una creatura amatissima che non c'è più.

Irene Navarra, È nel crepuscolo, Disegno grafico, 2017.

È nel crepuscolo di indaco incredibile
che vedo sostanziarsi i miei pensieri.
Si formano, si sfilano di sghembo,
ricostruiscono alle spalle.
La mia corte di gelo.
Piccola compagnia di sogni
che turbina in miracolo.
Mi faccio di cometa.
E là si allunga lei.
Abbaglio breve
di trepida mania.

Da Cronaca di un'Assenza in Dentro, Luglio Editore, 2013.

Il libro ha vinto il Premio"Città di Mesagne" 2013 (Primo classificato, Poesia Edita)
e il Premio Leandro Polverini 2015 (Secondo classificato, Poesia sperimentale).
Ha avuto due ristampe. Tutte le copie sono state vendute.

Ora il video d'animazione con il testo recitato.




sabato 10 dicembre 2016

Percezioni / Un geranio, la luna: meditazioni poetiche tra tensione romantica all’infinito e surrealismo astrale.


Ispirazione.
Irene Navarra, Geranio, Acquerello - China - Grafica, 2012.
Da un semplice geranio ad acquerello e poca china
si fa la grazia di un momento.

Vecchio geranio rosso sul balcone
in controluce ai raggi chiari.
Da lui, creatura appassionata
che narra turbamenti effimeri,
e dalla luna quieta
sgorga l'ispirazione.

Guizzi di petali
e il tocco della luna
tra rossi  polpastrelli vegetali.
Come se si accendesse
nell’aria sottile della notte
eco di luce che srotola destino.

L’idea si esalta fresca.

Dentro quei limiti preziosi
fruscia abbagliante la sua perla.
Misteriosa.


La grazia di un momento.
Irene Navarra, Percezioni / Ispirazione, Disegno grafico, 2012.


La grazia di un momento.
Irene Navarra, Dialogo, Bozzetto grafico per video, 2016.








La perla poi diventa di scarlatto
e rimbalzella e ruota
e si nasconde
e punta alla sua origine
creando un doppio clone
nel cielo di tempesta arancio/rosa.
Ellittica finzione siderale
Mondi paralleli.
Irene Navarra, Delirio astrale, Bozzetto per video, 2016.
la sua danza sinuosa.















giovedì 13 ottobre 2016

Poesia / Roque Dalton Garcia poeta e combattente.


Roque Dalton Garcia.

Dice Julio Cortazar che Roque Dalton Garcia (San Salvador, 14 maggio 1935 - Quezaltepeque, 10 maggio  1975) è stato “l’esempio assai poco frequente di un uomo in cui la capacità letteraria, la capacità poetica, sono fin dall’età giovanile mescolate con un profondo sentimento di naturalezza con il suo popolo, con la sua storia e il suo destino. In lui, da quando aveva diciotto anni, non si poté mai separare il poeta dal lottatore, lo scrittore dal combattente, e per questo la sua vita fu una serie continua di persecuzioni, prigionie, esili e fughe”.

Fu assassinato il 10 maggio 1935 da compagni di lotta dell’ERP (Esercito rivoluzionario del popolo). I colpevoli sono tuttora ignoti e i resti del poeta non sono mai stati trovati. Nel luglio di quest’anno l’Ufficio per la Difesa dei Diritti umani del Salvador ha accolto le richieste di giustizia della famiglia del poeta e ha chiesto alla Procura generale di riaprire le indagini.

(Fonte: PressReader 31 luglio 2016)


Vita e letteratura nell'Estetica di Roque Dalton Garcia.

La poesia di Roque Dalton Garcia, delicata e aggressiva assieme, rivela la necessità spirituale di coniugare vita e letteratura. E ciò in forma spesso autoironica, talvolta spietatamente critica o anche teneramente gaia. Un alternare dialettico, questo, reso come cifra estetica dell’essere. Roque è poeta e combattente proiettato nella storia del suo Paese. Egli si fa voce narrante del suo Paese e di quelle feroci contraddizioni per cui la Vita, da mordere con gusto e allegria, diventa Morte da subire nel corpo violentato da una pallottola sparata di fianco. “L’unica pallottola capace di trovarlo” come ha scritto Eduardo Galeano in Memoria del fuoco.

Irene Navarra / Quaderni di critica / Artemisia Eventi Poesia / Roque Dalton Garcia / 13 ottobre 2016.

E adesso ascoltate la voce di Julio Cortazar che recita Alta Hora de la noche.



venerdì 18 luglio 2014

Poesia / "Dentro" le Dedalaritmie liriche di Irene Navarra: tra sentimento e ragione.


Di lacrime grondano le cose.
Il rimedio è nel canto, sembra suggerire la poetessa con rara ispirazione empatica.
In primis, però, c'è il dolore.

Presentazione di "Dentro" e "Il peccatore".
Silvia Valenti, Irene e Ale a Treviso, fotografia, 2014.

Dentro le Dedalaritmie liriche di Irene Navarra

    Nel percorso deterministico della prima sezione del nuovo libro di Irene Navarra, Dentro, risalta il connotato inconfutabile dell’impianto alchemico come base di qualsiasi originare esistenziale. Noi ci enucleiamo nel Vuoto primordiale / esoterico Athanor come accumuli, per una scintilla di vigore che ci fa conflagrare a vita nuova con strutture confezionate secondo modelli naturali e sequenze cicliche. Per incontri di materia. Atomi che fermentano nel bollitore astratto in cui tutto si forma e purifica per poi rotolare in caduta gravitazionale fino alla dimensione cui sono destinati. La poesia di conseguenza diventa per la poetessa goriziana un innato metodo di inchiesta e una mediatrice di Verità. Collegando infatti ignoto e noto nella folgorazione del fervore ispirativo, fissa i margini in cui argomentare è concesso. Essa procede sempre lungo la strada ardua del Dubbio, disbroglia matasse, si impiastriccia di sostanza, la assimila, si invola, tramutando il dato fisico in principio trascendente. In una metamorfosi simbolica che interpreta il fine ultimo della prescienza, tesa alla scoperta della pietra filosofale. Sì, perché questa recente raccolta composta da tre sillogi (La certezza del Mutamento, Dentro, Cronaca di un’Assenza) proprio là si volge, seguendo un sottile filo di Luce baluginante dalla concretezza più densa. Ed è l’illusione della continuità giocata sul Sentimento del contrario di schietto gusto pirandelliano a fare da contrappunto emotivo alla pena della perdita, negando la morte individuale con il semplice accendersi del ricordo. Il teorema è compiuto, dunque. Vince di sicuro la dissoluzione del corpo come norma ineludibile e necessaria, ma vale ancor di più il permanere nel pensiero di chi resta. Ciò rappresenta l’assoluto per eccellenza. Una somma di memorie crea l’energia adatta a traghettarci attraverso il mare del Nulla, verso porti di tranquilla consapevolezza. In intermittenze del cuore come spiragli sul mistero dell’Essere. Il Dio cristiano qua conta solo come emblema di spiritualità e tappa da toccare a conferma di suggestioni annidate in pieghe della mente. La ragione cede, in definitiva, abbandonando qualsiasi meccanicismo, sebbene autorevolmente filosofico e culturalmente seduttivo. Così, l’abusata parola Amore assume sfumature di durevolezza eterna nel suo stesso generare delle specie di nastri ideali che collegano elementi fenomenici - fragili per la loro caducità - e metafisici - imperituri proprio in quanto tali -. Un trionfo alchemico, in verità, da ascriversi alla ricerca lirica della scrittrice. Ricerca come frutto inequivocabile del suo procedere per visioni, cosmiche prima e intime poi, ma non per questo meno vaste. Quale l’approdo? Microcosmo (personale) e Macrocosmo (universale) collimano coincidenti. In questo caso quindi, e oltre ogni evidenza speculativa o scientifica (Shopenhauer non ce ne voglia!): duo idem non sunt sed idem faciunt.

Eugenio Bernes, musicista e CAGEcreativo